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Il digiuno terapeutico

Non ho alcun dubbio nell’affermare che la nostra è una società opulenta, almeno dal punto di vista alimentare, e tutti siamo afflitti da sovralimenta- zione. Negli ultimi anni di questo secolo si è potuto notare la presenza di malattie anche croniche, considerate diretta conseguenza del benessere, e l’attenuarsi o addirittura lo scomparire di altre derivate da alimentazione carente, tipiche, ad esempio, del dopoguerra.

Mi capita sempre più spesso di ricevere richieste di informazione o consigli per pratiche di digiuno. Devo dire che, personalmente, non sono totalmente favorevole a questo genere di pratiche, pur avendo fatto una larga esperienza. Ritengo che l’uomo farebbe meglio a ricercare la soluzione dei suoi problemi orientando il proprio generale comportamento verso l’equilibrio senza essere costretto a correre ai ripari quando la salute ormai è compromessa.

Ammetto, tuttavia, che il digiuno, esercitato con cognizione di causa, possa portare benefici, fisici e psichici, di portata rilevante. Un aspetto fisico, sicuramente importante, è che tale esercizio favorisce l’eliminazione delle tossine accumulate nelle riserve del corpo, mentre da un punto di vista psicologico il digiuno rinforza il carattere e la determinazione in chi lo pratica. Prima di iniziare, comunque, è bene tener conto che, durante i primi due o tre giorni, gli stimoli della fame si avvertono con insistenza. Ciò è causato dall’abitudine anche mentale di assumere cibo e, di solito, questi momenti sono accompagnati, soprattutto nei soggetti più intossicati, da sensazione di nausea, vomito o cefalea. Sensazioni prodotte, come già si è detto, dalla considerevole quantità di tossine che la pratica stessa tende a liberare nel corpo e che non devono preoccupare, in quanto le stesse vengono natural- mente eliminate dagli organi preposti a questa funzione, ossia, la soluzione di tale processo avverrà attraverso la sudorazione, l’urina, le feci o la re- spirazione. Diviene importante, perciò, durante il digiuno, bere molta acqua, non fredda e non gasata.

Colgo l’occasione per farvi notare, una volta in più, che l’assumere acqua in quantità sufficiente dovrebbe essere una normale abitudine per chiunque, ma ancor più per coloro che intendono sollevare la qualità della loro salute. È un grave errore pensare, come talvolta fanno le donne, che l’acqua gonfi o ingrassi. L’acqua invece, per esempio, mette meglio in funzione l’intestino. Spesso qui risiede una delle cause dell’aumento di peso o della intossicazione in generale. Per un migliore funzionamento di tale apparato vi consiglio di assumere, ogni tanto, anche delle fibre mangiando, ad esempio, alimenti più completi come pane o pasta integrale.

Per ritornare al digiuno, devo affermare che se condotto con intelligenza ed equilibrio non presenta alcun pericolo, almeno fino al quarantesimo giorno. Sì poiché è solo dopo il quarantesimo giorno che il corpo nel suo processo per così dire di autofagia si indirizza verso parti rischiose o delicate. Inizialmente, invece, esso si rivolge con intelligenza alle riserve naturali, ai tessuti cioè che già hanno funzione di accantonamento e lo fa rispettando alcune priorità. Solo dopo il quarantesimo giorno potrebbe rivolgersi anche ai tessuti del cuore divenendo pertanto pericoloso. Consiglio, dunque, a coloro che intendono servirsi della pratica del digiuno per disintossicarsi o perdere un po’ di peso, eliminando così alcuni disturbi o rafforzando sistema nervoso e volontà, di procedere come segue: Scegliere un periodo di nove giorni durante i quali preciso che è bene la- vorare normalmente (sempre che il lavoro non sia causa di stress, altrimenti, conviene per questo periodo, diminuirne il ritmo). Il lavoro soprattutto quando è sano e ben gestito tiene la mente occupata evitando di porvi continuamente all’ascolto di ipotetici disturbi che “secondo voi” la pratica potrebbe causarvi.

Preparatevi psicologicamente e quando iniziate siate forti e determinati ad andare fino in fondo. Una interruzione della pratica vi danneggerebbe moltissimo dal punto di vista psicologico, rendendovi ancora più deboli. Gradatamente diminuite, nei primi tre giorni, la quantità di cibo passando soprattutto da cibi solidi a liquidi, fino ad assumere brodi vegetali nelle ultime ore.

Osservate tre giorni di digiuno completo bevendo, tuttavia, molta acqua, durante tutto il giorno.
Riprendete negli ultimi tre giorni ad assumere cibo passando con gradualità da liquidi nel primo giorno a solidi nel terzo.

Intelligenti digiuni come questi sono destinati a farvi ritrovare non solo un buon equilibrio fisico ma anche mentale. Talvolta nei monasteri orientali esso viene accompagnato dalla pratica del silenzio detta antarmauna, atto a far ritrovare all’adepto il contatto con la sua vita interiore.